Oggi parliamo di una notizia che ci ha particolarmente colpite e che dobbiamo assolutamente condividerti.
C’è un nuovo farmaco per la fase avanzata del tumore al seno: una terapia mirata contro la proteina HER2 e particolarmente efficace contro le metastasi cerebrali.
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti approvato la rimborsabilità di Tucatinib come terza linea di trattamento, cioè per chi ha una progressione della malattia dopo due precedenti terapie. La novità riguarda circa il 15% delle pazienti.
Su 50 mila donne, con un tumore al seno metastatico, di queste, circa il 15% presenta la forma di tumore al seno detta HER2 positiva, che è particolarmente aggressiva ma contro cui, dal 2000, ci sono diverse armi terapeutiche mirate.
Il carcinoma mammario metastatico non può essere ancora guarito, ma è possibile tenerlo sotto controllo per lunghi periodi, proprio grazie alle terapie.
Però, c’è un forte bisogno clinico di armi ancora più efficaci per le pazienti con carcinoma della mammella metastatico HER2 positivo, già trattate con le opzioni terapeutiche standard.
Questo tipo di tumore, infatti, tende a ripresentarsi e fino al 50% delle pazienti sviluppa metastasi cerebrali.
E per questo Tucatinib è l’inibitore tirosin chinasico di nuova generazione che agisce bloccando la replicazione delle cellule tumorali con un meccanismo d’azione diverso rispetto alle altre terapie disponibili e mostra un importante vantaggio non solo nel controllo di malattia, ma anche nella sopravvivenza, soprattutto nelle pazienti con metastasi encefaliche sia stabili che attive.
E’ stato approvato in combinazione con l’anticorpo monoclonale trastuzumab e chemioterapia (capecitabina).
Nello studio HER2 CLIMB, che ha portato alla sua approvazione, la sopravvivenza globale mediana a due anni è stata di 24,7 mesi con il regime a base di Tucatinib rispetto a 19,2 mesi del gruppo di controllo; dopo questo periodo, era sopravvissuto il 51% dei pazienti vs il 40%.
Inoltre, il 29% di pazienti trattati con Tucatinib non aveva avuto progressione di malattia rispetto al 14% del gruppo di controllo.
Quindi, Tucatinib ha permesso di ridurre il rischio di morte del 34% in tutta la popolazione studiata e, addirittura, del 52% nelle pazienti con metastasi cerebrali.
E’ infatti una piccola molecola in grado di superare la barriera emato-encefalica e raggiungere il cervello, per bloccare direttamente lo stimolo di proliferazione della proteina HER2.
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