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Lella Rondino

PARTE 1

Quando ti dicono che hai un carcinoma al seno, vorresti non crederci.
Quelle parole rimbombano nella tua testa…
Tutto si ferma, tutto cambia.
Il tempo scorre, la vita pure, ma tu vorresti congelarlo.
Accade velocemente, intanto il mostro è già dentro di te.
Controlli, visite, esami, fai tutto velocemente.
Poi arrivi davanti a quella porta e li che comincia la prima fase, fatta di paure.
Ogni volta che entri ne senti l’odore nell’aria,
ne senti il sapore.
Non ti va di parlare o sentire, ma poi c’è chi cerca un tuo sguardo, un confronto, una parola di conforto.
Inevitabilmente ti ritrovi a chiacchierare e con qualcuno scatta subito una sintonia, poi l’amicizia. In fondo siamo tutti lì per un unico motivo.
I mesi passano…
Il dolore e la pazienza sono i miei compagni di viaggio.
Il tuo corpo è in continua evoluzione, segnato dagli “effetti collaterali “.
Capisci che il farmaco, che sembra tuo nemico, in realtà è l’unico che ti può salvare la pelle.
Quindi convivi con i cambiamenti, non li accetti, ma ci convivi.
Non mi è mai mancato l’affetto e la vicinanza di tante persone.
Mi ha aiutata, grazie.
Con oggi si chiude un primo cerchio, adesso passo alla fase 2.
Step dopo step, a denti stretti vado avanti.
Ottobre è il mese della prevenzione, e lo deve essere veramente per tutte.
Le cose capitano, a volte c’è una predisposizione, ma perché rimandare semplici controlli?
La prevenzione è fondamentale.
Non insistere mai sul chiederti: “Perché proprio a me?”
Io l’ho pensato, ma poi mi sono guardata intorno e di quei perché ce ne sono davvero tanti.
Quindi controllati.
Tutto ha un inizio e tutto ha una fine, si deve essere bravi nel mezzo.

PARTE 2

Un anno fa la mia vita stava per cambiare.
Qualcosa dentro di me stava mettendo le sue radici.

Mai avrei immaginato che il mio quotidiano non sarebbe più stato recarsi a lavoro o realizzare dei progetti.

Anche le più futili cose di tutti i giorni non erano più il mio primo pensiero.
Dovevo recarmi a fare visite ed esami un giorno si e l’altro pure.

Senza rendermene veramente conto, mi sono ritrovata ad affrontare un CARCINOMA MAMMARIO, dei peggiori il migliore.

Con sconforto, paure, cadute di ogni genere, ho stretto i denti e come un dovere ho sfidato costantemente un mostro.

Un anno riducibile in tre parole:
chemio
operazioni
radioterapie.

RIDUCIBILE, sì, perché il dolore fisico notte e giorno non ti lascia, anzi, si presenta in modi diversi e arriva a piegare anche la tua lucidità mentale.

Cerchi di aggrapparti a qualcosa, a qualcuno, a un bel ricordo, o immagini la fine dell’incubo.
Ma la “carogna” in tutte le sue sfaccettature è lì pronta a piegarti ogni volta.

Cerchi di reinventarti in qualche modo, ma lo fai per sopravvivere a un corpo che non senti più tuo, ingestibile.

Ti guardi allo specchio e non sei più tu.

Quei tuoi bei capelli? Scordateli.
Trucco, manicure? Non adesso.
Chili in più? Hai un edema.
È il farmaco, è questo, è quello.
Siringhe, compresse per più volte al giorno ,per settimane.

Ad un certo punto, anche se spento, ti riconosci solo dallo sguardo.
Più volte ho pensato “Signore non ce la faccio più, dove sei?”

Sì, perché anche la fede barcolla.
Durante questo cammino ciò che era saldo ha resistito.
L’amore di persone accanto a me ha tenuto duro, supportandomi, sopportandomi, senza lasciarmi la mano.

Finalmente in questi giorni di festa per tutti, io ho ricevuto il mio regalo.
Ho atteso quest’ultimo mese con ansia, quasi non ci credevo più.

Sentirmi dire: “TESORO SEI GUARITA, non c’è più nulla dentro di te” mi ha resa in un primo momento incredula.

Ho sdradicato le radici di quel mostro e ancora non me ne rendo conto.

Ho perso tanto in quest’anno, ma ho lottato per 365 giorni ininterrottamente per poter #rinascere.

Addio alla vecchia Lella.

Ora, a piccoli passi, costruisco la nuova me.

Con cicatrici dentro e fuori che segnano una parentesi in questa vita, provo a rinascere.

La #malattia ti cambia nel profondo durante e, quando va via, ti rientra aria nei polmoni e vuoi soltanto VIVERE.

Questo lo puoi capire solo se lo vivi, ma non auguro a nessuno di indossare mai le mie scarpe.
Buona seconda vita a me!  

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