Ciao bellissima Donna,
Oggi abbiamo riservato per te una notizia super interessante che non puoi perderti!
Infatti, un team di ricercatori italiani della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) ha messo a punto una nuova strategia per curare il tumore al seno in modo efficace, risparmiando alle pazienti una delle conseguenze più frequenti e fastidiose: il linfedema, o braccio gonfio.
Il linfedema è un disturbo che peggiora notevolmente la qualità di vita di chi ne soffre, con un impatto deleterio anche sull’immagine corporea.
Si può formare gradualmente nell’arco di pochi giorni o anche dopo diversi anni dall’intervento.
I più comuni sintomi sono il gonfiore (di tutto il braccio o solo di alcune parti), il senso di pienezza e pesantezza del braccio interessato, la difficoltà ad alzare l’arto, l’irrigidimento della spalla, la riduzione della capacità motoria o della flessibilità della mano o del polso.
Interferisce pure con la vita sociale e lavorativa, aumentando i costi diretti (per le pazienti) e indiretti (per il sistema sanitario).
Questa patologia cronica, progressiva e debilitante si manifesta in circa un quarto delle donne che hanno subito l’asportazione dei linfonodi ascellari e nella metà di quelle sottoposte anche alla radioterapia locoregionale.
In Italia, quasi 60 mila donne ogni anno vengono operate per un carcinoma mammario e ancora oggi, malgrado le diagnosi precoci e i progressi terapeutici, il 15-25% di loro deve essere sottoposto a una dissezione ascellare, con effetti spesso invalidanti.
La nuova tecnica chirurgica, studiata dal team di esperti con il sostegno del Ministero della Salute, è illustrata sulla rivista scientifica Cancer ed è destinata a cambiare lo standard di cura.
Che cosa prevede la nuova tecnica chirurgica?
I linfonodi che drenano il braccio vengono identificati attraverso l’inoculo di un radiofarmaco e una linfoscintigrafia (una tecnica chiamata Axillary Reverse Mapping).
La nuova tecnica chirurgica è risultata fattibile nel 94% dei casi e ha confermato i benefici attesi nella conservazione di un drenaggio linfatico collaterale che si può efficientemente adattare alla nuova richiesta funzionale, dopo l’asportazione dei linfonodi ascellari.
E la conservazione selettiva di una media di due specifici linfonodi ascellari dimezza l’incidenza dell’edema del braccio rilevato a un anno dal trattamento chirurgico (dal 42% dopo dissezione ascellare completa al 21% dopo SAD): ovvero l’edema dopo non è solo meno frequente, ma è anche meno grave.
Il rischio di sviluppare un linfedema è assai ridotto per chi effettua solo la biopsia del linfonodo sentinella, mentre le probabilità crescono per chi viene sottoposto all’asportazione di tutti i linfonodi, a un trattamento di radioterapia sull’ascella e per chi è in sovrappeso.
La prevenzione, la fisioterapia e le cure precoci sono comunque importanti per far regredire, attenuare e tenere sotto controllo i sintomi del linfedema.
Ti ricordiamo che la nostra Monica (fisioterapista) è specializzata nella riabilitazione senologica. Scopri di più qui.
Questa nuova tecnica chirurgica rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il cancro al seno, permettendo di curare la malattia in modo efficace senza compromettere la qualità della vita delle pazienti.
E tu cosa ne pensi a riguardo? Hai mai avuto il linfedema? Faccelo sapere con un commento.
P.s: potrebbe essere utile condividerlo anche con amiche e parenti.
Un abbraccio!
2 comments
VALENTINA GUGLIELMETTI
Operata 4 anni fa .. mastectomia e scavo ascellare lo Dedé ma da subito metto la fascia e faccio bendaggi per fortuna non è a livelli invalidanti ma è comunque molto fastidioso … sono molto contenta che altre donne non debbano più pensare a questa
Cosa
Chemio World
Fortunatamente la scienza e la medicina proseguono così tante cose possono essere evitate in futuro 🙂
Un abbraccio!